COME ELIMINARE LE EMORROIDI IN MANIERA RADICALE

COME ELIMINARE LE EMORROIDI IN MANIERA RADICALE

Dott. Annibali, cosa sono le emorroidi?

Le emorroidi sono cuscinetti che si trovano nel canale anale (due a destra e uno a sinistra) formati da un “gomitolo” di tanti piccoli vasi sanguigni attraverso i quali circola il sangue. Questi cuscinetti si gonfiano grazie alla presenza di piccolissime valvole che hanno la funzione di controllare la giusta quantità di sangue in entrata e in uscita. La scopo per cui questi cuscinetti si gonfiano e si sgonfianonon è ancora del tutto chiaro. 

Si sa solo che quando le valvole non funzionano più in modo corretto si ha un ristagno di sangueall’interno delle emorroidi che ne provoca il rigonfiamento. In questo caso si parla di malattia emorroidaria, anche se nel linguaggio comune si utilizza il termine “emorroidi” per indicare la patologia. 

Esistono diverse tipologie e gradi di malattia emorroidaria?

Assolutamente sì. Innanzitutto, può essere interna, esterna o mista, in base a dove si collocano le emorroidi. La malattia con emorroidi interne viene classificata secondo quattro gradi di gravità: 

  • nel 1˚ grado le emorroidi possono protrudere, ma non sono prolassate; 
  • nel 2˚ grado presentano un prolasso intermittente, con riduzione spontanea al termine dello sforzo;
  • nel 3˚ grado il prolasso deve essere ridotto manualmente dal paziente; 
  • nel 4˚ grado il prolasso e’ irriducibile.

Quali disturbi possono dare?

Si manifestano disturbi quali sanguinamento, dolore o bruciore anale,  prurito, perdite di muco ed irritazione anale. La defecazione diventa inevitabilmente difficoltosa e dolorosa. Tra le principali complicazioni, troviamo l’emorragia massiva, il prolasso emorroidario e la tromboflebite.

Quale è oggi la cura più appropriata per la malattia emorroidaria?

Esistono diversi rimedi, che possono essere ambulatoriali nei casi più lievi (1˚ e 2˚ grado). Nei casi più avanzati ( 3˚ e 4˚ grado), però, questi rimedi non sono altrettanto efficaci, ed e’ necessario il ricorso ad un vero e proprio intervento chirurgico radicale. Fino a non molto tempo fa, questo significava un ricovero medio di circa 4-5 giorni, l’astensione dall’attività lavorativa per circa un mese, e… proverbiali gravi sofferenze dovute al dolore nel periodo postoperatorio! 

I progressi compiuti dalla chirurgia mini-invasiva hanno coinvolto anche questo campo, consentendo oggi di eseguire una emorroidectomia completa e radicale in regime ambulatoriale o di day-hospital.

Lei ha introdotto in Italia una nuova tecnica per la cura chirurgica delle emorroidi. Di che cosa si tratta?

E’ così. La tecnica chiusa di Nivatvongs-Annibali è stata perfezionata presso la prestigiosa Mayo Clinic di Rochester negli Stati Uniti. L’intervento puo’ essere eseguito completamente in anestesia locale, ricorrendo a particolari accorgimenti che consentono di eliminare i fastidi causati al paziente dalle iniezioni. In questo modo si prolunga l’effetto antidolorifico per alcune ore nell’immediato periodo postoperatorio. Non viene eseguita alcuna legatura interna dei gavoccioli (spesso tra le maggiori cause del dolore), perché questi vengono asportati completamente. 

E’ possibile, infatti, estendere la resezione all’interno del canale anale oltre i limiti imposti dalla tecnica tradizionale, grazie a particolari dilatatori. 

L’intervento è dunque radicale e definitivo?

Sicuramente la radicalità è maggiore, così come si riduce grandemente il rischio di recidive (meno dell’1%) rispetto a quello della tecnica tradizionale (più del 20%). La certezza assoluta che il problema sia risolto per sempre non è al momento possibile.

Il paziente in quali condizioni viene dimesso?

Innanzitutto, le ferite vengono suturate, per non dimettere il paziente con dolorose e fastidiose lesioni “aperte”, motivo di disagio anche per la perdita di maleodoranti secrezioni. In questo modo, non e’ piu’ necessario introdurre alcun tampone nel canale anale al termine dell’intervento. I punti di sutura sono riassorbibili e le ferite guariscono in un periodo di circa 10 giorni. 

La maggior parte dei pazienti e’ in grado di riprendere le normali attivita’ lavorative dopo circa una settimana. Oggi, e’ anche possibile eseguire l’intervento con una apposita suturatrice meccanica, capace di suturare automaticamente le ferite al momento dell’asportazione dei pacchetti emorroidari, eliminando completamente ogni perdita di sangue e riducendo ulteriormente il dolore e i tempi di recupero dopo l’intervento. 

Dott. Riccardo Annibali

[fonte: DossierSalute.com]

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